Come le cicatrici possono essere la chiave del nostro benessere.
Cicatrici: ti sei mai chiesto perché dopo diverse terapie e un periodo di benessere, il dolore si ripresenta senza che questo sia legato ad una lesione specifica?
Molto spesso è dovuto alla presenza di cicatrici recenti o passate, che sono ancora ‘attive’ o patologiche. Ciò perché sul piano funzionale, una cicatrice può disturbare la qualità del movimento ostacolando le vie di guarigione del corpo.
Vediamo come.
Tutte le strutture del nostro corpo (ossa, muscoli, nervi, etc) sono circondati da tessuto connettivo che ha il compito di sostenerli e proteggerli. Questo tessuto connettivo viene definito fascia, una rete tridimensionale molto importante da un punto di vista funzionale, in quanto, essendo elastica ogni trazione, ostacolo o stiramento a livello locale si ripercuote sull’intero sistema.
I tessuti del corpo sono organizzati in vari strati che grazie alla fascia scorrono gli uni sugli altri garantendo funzioni di supporto, metaboliche e di stabilizzazione meccanica. In seguito ad una ferita, la cute e i tessuti più profondi vengono lesionati, innescando così meccanismi di riparazione con formazione di tessuto fibroso da parte di cellule specializzate, che permette la guarigione della ferita.
Anche quando il chirurgo esegue un intervento chirurgico incide più strati e li sutura insieme, causando la formazione di un fulcro che limita la distensione della fascia. Questa zona, in cui si crea un’alterazione della circolazione sanguigna, linfatica e le terminazioni nervose vengono bloccate, viene definita aderenza cicatriziale.
Una cicatrice provoca danni meccanici tanto maggiori quanto più importanti sono le aderenze cutanee e sottocutanee ed a seconda della sua posizione sul corpo.
Si parla di una cicatrice di “buona qualità” quando questa è morbida, di un colore simile alla cute circostante, poco evidente, non dolente e non aderente ai tessuti più profondi.
Non sempre però la cicatrice è di buona qualità. Si può formare una cicatrice che si presenta rossa, dura e in rilievo ma che non oltrepassa i limiti della ferita iniziale, con dolore e prurito, che viene definita cicatrice ipertrofica; una cicatrice che presenta tessuto fibroso in eccesso che ricopre una superficie maggiore della ferita che l’ha causata che prende il nome di cicatrice cheloidea (cheloide); una cicatrice leggermente avvallata a causa di tessuto cicatriziale insufficiente, che in alcuni casi può causare la riapertura di ferite che sembravano rimarginate, definita cicatrice atrofica; una cicatrice caratterizzata da retrazione cutanea con riduzione della superficie che ha come sede tipica aree articolari sottoposte a flessione o estensione e che provoca deficit funzionale chiamata cicatrice retraente.
Infine la cicatrice distrofica che si ha quando la cicatrizzazione non si completa a causa di problemi locali di circolazione sanguigna, infezioni, diabete, alcune malattie metaboliche o endocrine, stati di denutrizione o l’assunzione di alcuni farmaci come i corticosteroidi.
Ed ecco che le cicatrici derivate da interventi quali appendicectomia, taglio cesareo, laparoscopia, meniscectomia, discectomia, protesi di anca o ginocchio, artroscopia ad arti superiori e inferiori, interventi chirurgici al cuore, solo per citarne alcune, possono provocare lombalgie, dolori musoloscheletrici, problematiche organiche e disordini posturali. Ciò avviene perché la presenza di aderenze con il tessuto sottostante si manifesta come un disturbo per il Sistema Nervoso Centrale che risponde con una serie di compensi, modificando la postura del corpo.
Il bambino, poiché in crescita, può avere maggiori conseguenze da questo punto di vista.
Il trattamento delle cicatrici prevede l’uso di diverse tecniche a seconda del caso: il massaggio connettivale per ridurre le aderenze con i tessuti sottostanti, la Cupping Therapy per favorire lo scollamento tessutale con l’effetto vacuum, la mio-fibrolisi (tramite strumenti detti fibrolisori di vari materiali), il Taping Neuromuscolare che, con effetto decompressivo, crea spazio tra i differenti tessuti, laser e ultrasuoni.
In seguito agli interventi chirurgici sopracitati è assolutamente consigliato oltre ad affrontare un percorso di fisioterapia, trattare le importanti cicatrici anche a distanza di anni dall’evento che le ha provocate, potendo così ripristinare l’elasticità dei tessuti e migliorare tutti gli effetti secondari provocati dalle aderenze della cicatrice oltre che migliorarne l’aspetto da un punto di vista estetico.