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Cos’è e come si cura.

L’epicondilite, meglio conosciuta come “Gomito del tennista”, è un’infiammazione acuta e molto dolorosa che interessa l’inserzione sull’osso del gomito dei muscoli epicondilei, che sono quelli che permettono l’estensione delle dita e del polso.

L’infiammazione dell’epicondilo può manifestarsi quando si compie un movimento ripetitivo e prolungato nel tempo al quale non si è abituati che costringe a contrarre continuamente i muscoli dell’avambraccio. L’epicondilite è una patologia piuttosto frequente infatti nelle casalinghe, nei pianisti, in chi lavora molte ore con il computer. L’elemento comune è rappresentato da un eccessivo utilizzo dei muscoli estensori delle dita e del polso.

Il sintomo principale è il dolore spontaneo, che aumenta molto alla pressione sulla zona dell’epicondilo e a volte tende ad irradiarsi sull’avambraccio, rendendo difficili anche le attività quotidiane.

Il dolore non regredisce mai spontaneamente; occorre smettere di effettuare sia il movimento che l’ha provocato, sia ogni altro sforzo che provochi dolore.

Può essere utile applicare del ghiaccio sulla parte interessata, assumere farmaci antinfiammatori e, a volte, utilizzare un tutore. Tutti rimedi, però, che possono solo aiutare a ridurre un dolore allo stadio iniziale, ma non ad eliminare l’epicondilite.

Se persiste la sintomatologia dolorosa è consigliabile effettuare della fisioterapia adeguata il prima possibile, per evitare fenomeni di cronicità, che possono allungare di molto la guarigione.

I trattamenti fisioterapici più efficaci sono la tecarterapia sulle inserzioni tendinee lungo le fasce dei muscoli interessati, la laserterapia per lo spiccato effetto antalgico, antinfiammatorio e biostimolante, gli ultrasuoni, le onde d’urto e l’ipertemia, a seconda della specificità del caso trattato.

Nel caso in cui le terapie strumentali non abbiano condotto ad alcun successo, si ricorre alle infiltrazioni cortisoniche, una alla settimana per tre settimane.

È tuttavia importante una valutazione accurata del dolore e del paziente in quanto può succedere che ciò che viene diagnosticato come epicondilite sia in realtà un dolore irradiato del tratto cervicale.

Infatti, poiché dal tratto cervicale fuoriescono le radici nervose che innervano tutto l’arto superiore, una disfunzione di movimento delle vertebre cervicali può provocare un mal scorrimento delle radici nervose che a loro volta proiettano dolore nel braccio, avambraccio, polso o mano.

È quindi consigliabile, per una diagnosi precisa, effettuare una visita ortopedica o fisiatrica o una valutazione fisioterapica.

 

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La tendinite della zampa d’oca è un’infiammazione di tre tendini situati nella parte interna e posteriore del ginocchio: tendine del muscolo  sartorio, semitendinoso e gracile. Questi tendini stabilizzano l’articolazione, flettono la gamba e la intraruotano. Sotto i tendini della zampa d’oca si trova una borsa sinoviale.

È una delle più frequenti sindromi dolorose dei tessuti molli che colpiscono il ginocchio. Soprattutto negli sportivi che praticano la corsa, il ciclismo e lo step . È più comune nelle donne, negli obesi, nei pazienti affetti da valgismo del ginocchio e nei pazienti con diabete di tipo 2. La borsite cronica è comune nei pazienti con artrite reumatoide o malattia degenerativa delle articolazioni.

I sintomi classici sono il dolore e il bruciore nella zona bassa e interna del ginocchio, dove i tendini si inseriscono sulla tibia. Quando il disturbo comprende anche la borsa si parla di borsite e la zona appare edematosa. Il dolore è avvertito anche in condizioni di riposo, talvolta anche nel corso della notte, salendo o scendendo le scale oppure camminando su superfici piane.

Traumi ripetuti ed eccessivi stress in valgo o in rotazione del ginocchio o una contusione diretta possono causare borsiti e tendiniti dovute all’attrito dei tendini sulla borsa.

Per ridurre il dolore è necessario il riposo, come per tutte le tendiniti, e può essere di aiuto l’applicazione del ghiaccio. La fisioterapia, volta a togliere il dolore e a ridurre l’infiammazione, prevede la tecarterapia, il laser e, una volta terminata la fase acuta, si può iniziare lo stretching dei muscoli degli arti inferiori per evitare recidive. In alcuni casi si può ricorrere anche alla somministrazione di farmaci antinfiammatori non steroidei e/o alle iniezioni di corticosteroidi.

Maria Mercuri


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